Associazione Archeologica Lametina

Un grande merito per la ricerca e la valorizzazione archeologica e storica della Piana lametina e del territorio limitrofo va riconosciuto all' Associazione archeologica costituita nel 1972. Da allora tutta l’area che si affaccia sul golfo di S. Eufemia è stata setacciata e tenuta sotto controllo dai soci volontari dell’Associazione, soprattutto quelle località dove era stata segnalata la presenza di testimonianze archeologiche: Acconia, Santa Eufemia Vetere, San Sidero, Palazzo, Piano delle Vigne, Nocera. “Proprio durante una delle prime ricognizioni – ci dice la presidente prof.ssa Purri Siviglia Vincenzina – nell’agosto del 1974 in località Jardini di Renda presso il villaggio di Santa Eufemia Vetere, ove da decenni era affiorata una gran mole di materiali ceramici del IV-III sec. a. C., ritrovammo in maniera del tutto fortuita un tesoretto monetale di 42 bronzi del II-III sec. a. C.”. Fu un ritrovamento eccezionale, di grande valenza scientifica. Ritornava d’attualità la “vetus civitas” menzionata nel 1062 nel Diploma di fondazione dell’Abbazia di S. Eufemia, che si trova a poca distanza. Il luogo corrispondeva a quello che sia il Lenormant (nel 1881) che Paolo Orsi avevano indicato come sito dell’antica TERINA fondata da Crotone alla fine del VI secolo a. C. come emporion e per controllare sul Tirreno l’istmo tra i due mari insieme alla gemella Skylletion sullo Jonio e distrutta da Annibale nel 203 a. C. Era la conferma anche di quanto l’illustre glottologo prof. Giovanni Alessio dell’Università di Napoli sosteneva in uno studio pubblicato sull’Almanacco calabrese del 1958 dal titolo la Sirena Ligea e l’antica Terina, individuando nello Zinnavo (dal greco Ocìnaros) il fiume che bagnava il sepolcro della Sirena Ligea, come si legge nella Alexandra di Licofrone in cui il nome di TERINA è associato a quello del fiume Ocìnaro, le cui acque tergevano il sepolcro di Ligea, ivi sepolta.

Lamezia Terme

Magna Graecia

Per avere la certezza assoluta del ritrovamento della mitica TERINA occorrevano degli scavi. Ebbene così è stato. Quattro campagne di scavi, finanziate anche dall’Amministrazione comunale di Lamezia Terme, sono state programmate dalla Soprintendenza e dirette dal dr. Roberto Spadea, la prima nel 1997, l’ultima nel giugno-luglio 2002. Esse hanno portato alla luce una maglia ortogonale, scandita, secondo i canoni greci, da un sistema viario sul quale si affacciano locali commerciali e residenziali. Il ritrovamento di manufatti e di un gran numero di monete ha dato un’ulteriore conferma che il problema della ubicazione di TERINA può considerarsi risolto. Occorrono però ora altri finanziamenti per allargare l’area dello scavo e realizzare quel parco archeologico che, inglobando anche i maestosi resti della vicina abbazia benedettina, darebbe a Lamezia l’immagine concreta di quell’immenso territorio-museo quale in effetti essa è. Ma è stato tra il 1974 e il 1980 che l’Associazione ha attraversato – come ci confessa il prof. Lucio Leone, uno dei dirigenti dell’Associazione - una delle fasi più felici e gratificanti della sua storia. Infatti, cosa insolita nel campo della ricerca archeologica, l’Associazione ha potuto eseguire nel 1974, nel 1976 e nel 1980 tre campagne di scavo alla villa romana (III-IV sec. a. C.) di Pian delle Vigne in agro di Falerna. I giovani dell’Associazione sono stati gli esecutori regolari e sistematici degli scavi sotto la direzione scientifica della Soprintendenza Archeologica della Calabria, portando alla luce la pars rustica della villa. L’importanza dello scavo – aggiunge il prof. Leone – fu confermato dal fatto che gli atti di quella prima campagna di scavi furono portati dall’allora Soprintendente Archeologico della Calabria al Convegno Nazionale della Magna Grecia di Taranto.

Lamezia Terme

Testa della ninfa Terina e Nike seduta su hydria

Un’altra grande scoperta è stata quella effettuata nel 1978, nell’area dell’attuale aeroporto, di un corredo tombale costituito da uno stamnos globulare e da una lekytos attica a figure nere, che testimonia la presenza del mercato greco nella Piana ed il ruolo di TERINA nella prima metà del V sec. a. C. Parallelamente all’attività di ricerca, l’Associazione fin dall’inizio ha perseguito l’obiettivo di istituire a Lamezia un Museo Archeologico nel quale convogliare, conservare ed esporre tutto il materiale recuperato in tanti ani di ricerche sul territorio.

Questo progetto, grazie all’intesa tra Soprintendenza Archeologica e Amministrazione Comunale, si è realizzato nel 1997 con l’inaugurazione del Museo Archeologico Lametino. Nell’occasione, in coincidenza con il trentennale della nascita della città di Lamezia Terme, è stato portato ed esposto nel museo, appena inaugurato, il famoso Tesoro di S. Eufemia (IV sec. a. C.) scoperto nel 1865 e conservato nel British Museum di Londra a cui fu venduto nel 1896 da un antiquario romano che ne era venuto in possesso. Esso è costituito da gioielli di inestimabile valore, testimonianza magno-greca della scuola orafa individuata come del ‘Maestro di S. Eufemia’. Anche su TEMESA cominciano ad esserci certezze. Ricordata nell’Odissea per le sue miniere di rame e da Strabone per un heroon di Polites (compagno di Ulisse), risulta segnata nella Tabula Peutingeriana 14 miglia a nord del fiume Tanno, identificato col Savuto. Recenti campagne di scavi condotte dalla Soprintendenza e diversi significativi ritrovamenti hanno portato ad ubicare la città nei pressi di Campora S. Giovanni e, più precisamente, sulla collina che va dalla zona di Camporella ad Imbelli. Qui il primo notevole ritrovamento archeologico risale al 1993 quando venne alla luce un tempio risalente al IV sec. A. C.

Lamezia Terme

Tabula Peutingeriana

Negli anni successivi varie università italiane, oltre a quella di Cosenza, si sono interessate al sito di Campora. L’ultimo eccezionale recentissimo ritrovamento è del 22 agosto ultimo scorso. Si è trattato di un evento casuale, ma, come spesso accade, è stato l’intuito di un appassionato di storia calabrese, cioè Michele Maruca Miceli dell’associazione ‘Hydria’ di Gizzeria a richiamare l’attenzione degli esperti della Soprintendenza e delle autorità. Infatti, transitando sulla statale 18 nei pressi di Campora S. Giovanni, notava una strana lastra che usciva da una frana del terrapieno al di sotto della cabina Enel posta in prossimità del bivio. Si trattava di una tomba detta alla ‘cappuccina’ con uno scheletro privo degli arti inferiori, risalente anch’essa al IV sec. A. C. come gli altri suddetti ritrovamenti che richiamano TEMESA.